17 novembre 2008

i can ride my bike with no handlebars...

In giorni in cui sembra essere tornato di moda uno stile che si basa sul rifiuto delle idee e, ancora peggio, delle identità altrui, mi è tornata in mente una canzone che ascoltai qualche mese fa.



Quello che sempre più mi preoccupa è vedere come in Italia si stia assistendo ad un ritorno che definire "di fiamma" è un banale gioco di parole.
Parole, atteggiamenti, toni ricordano anni bui e neppure così lontani da poterli definire dimenticati.
Eppure portare dentro di sé, dentro la propria anima e nel proprio cuore certi valori sembra qualcosa fuori dal tempo, sembra qualcosa di sbagliato.
Denigrazione, revisionismo, che altro ancora?
Qualcuno ha la libertà di fare "quel cazzo che je pare", uno stato, una repubblica sono diventati "roba loro" e loro la gestiscono come meglio credono.
La pensi diversamente? sei un coglione.
Cresce in me il rifiuto, una voglia di reagire e ribellarmi.
E' deprimente l'orizzonte, è deprimente vedere e sentire come il sacrificio dei nostri nonni e dei nostri padri sia qualcosa su cui forse sarebbe il caso di discutere bene, perchè "non tutti i partigiani erano dei santi".
E' triste come certe persone si approprino della libertà che gli è stata donata per usarla e deturparla, fino al punto di usarla come arma proprio contro coloro i quali hanno dato la vita per una "parola" tanto potente.
E' triste tanto quanto l'egoismo che si respira per strada, si ascolta nelle parole dei ragazzi di poco più giovani di me, si legge in volti vuoti concentrati su display che vomitano immagini banali e senza un perchè.
Ma facciano quello che vogliono, io non mi sentirò mai sbagliato a piangere lacrime di gratitudine nel ricordo della "nostra" Resistenza.

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