Lo scorso anno l'esperienza di Finale fu agrodolce: da una parte rappresentò una piccola possibilità di evasione in un momento molto pesante da un punto di vista economico-lavorativo, contemporaneamente lo stress accumulato nei mesi e nei giorni precendenti la 24ore mi resero inevitabilmente estraneo e oserei dire refrattario alla gioia è allo spirito che questo evento ha con se. Il mio stato d'animo mi limitò moltissimo, e nei mesi successivi mi restò il cruccio per non essermi goduto appieno la compagnia e i due giorni di bici e vacanza.
Quest'anno molte cose sono cambiate, quello che non è cambiato è l'atmosfera che la 24H di Finale porta con se: 3 giorni di gioia, di leggerezza e serenità, svago e sfogo dalla routine quotidiana.
Non è cambiata la polvere che il percorso lascia sulla bici, e che oggi con un filo di dispiacere ho lavato via.
Sono rimasto lì qualche minuto, la spugna gocciolante acqua e sapone in una mano, la bici appoggiata subito di fronte a me.
Il sole posandosi sul telaio faceva brillare quello strato di sabbia rossiccia che si era depositata ovunque e che ora mi sta raccontando, come in improvvisi flashback, gli attimi del weekend appena passato.
Quella polvere, quella terra, parlano del giro del venerdì pomeriggio al tramonto, col mare là sotto, raccontano delle risate e delle chiacchierate durante la grigliata per cena.
Suonano ancora del ciottolare delle pietre della prima discesa, ripetono il bip dei tappetini, hanno in sè l'eco del mio respiro, ritmato, lungo le salite.
Brilla quella terra sui copertoni e sento il frusciare delle foglie degli alberi a fianco di quella discesa "che fai senza frenare".
La ricordo fatta a notte fonda, combattuto tra lo sfiorare il freno e il lasciare correre, fidandosi della propria memoria, fidandosi della propria luce e del fatto che lì, di giorno, non freni.
E allora perchè di notte dovrei farlo?
E là dietro, dopo quella curva un pezzo di mare, nero, che sembra salire fino ad arrivare a sfiorare il sentiero.
Ma questa polvere, questa bici parla anche del lento rientrare alle tende, dopo aver dato il cambio al mio compagno, è spettatrice delle strette di mano seduti, stanchi, intorno ad un tavolo.
Questa polvere racconta la storia di amicizie, nate in modo naturale e semplice in questi anni intorno a due ruote che girano.
Erano anni che non riprovavo questa voglia e questo piacere di andare in bici, stare in bici, vivere la bici.
Viverla con tutte le persone che vi gravitano attorno, lasciando da parte le parole in più, i discorsi in più.
Semplicemente pedalare.