La Betoniera è già carica mentre noi ci aggiriamo per la COOP cercando di fare una spesa che sia intelligente e funzionale. Contemporaneamente ci perdiamo in chiacchiere e congetture sui mille personaggi che affollano il supermercato del PEEP.
Inizia così la nostra mini-avventura che ci porterà nelle lande del Monferrato, zona Aqui Terme e più precisamente a Cartosio, dove si svolge l’Enduro dei 3 Fiumi.
Questa è stata forse la prima vera gara di MTB Enduro in Italia, essendo alla quarta edizione, ed indubbiamente, per quanto giovane, ha il suo fascino e richiamo.
Carichiamo i viveri, accendiamo i motori e si parte.
Ci aspettano circa 3 ore di viaggio.
La nostra tabella di marcia è perfetta: stiamo evitando il caldo, non c’è traffico e al nostro arrivo dovremmo avere sufficiente luce per montare in agilità la megatenda di Barella.
Ovviamente non sarà così anche se stranamente non ci saremo poi andati troppo lontani!
Arriviamo alle 9 passate da poco, Barella non è un grandissimo navigatore, in compenso si fa apprezzare per la quantità infinita di storie, aneddoti e puttanate che ha da raccontare.
Raggiungiamo la zona tende, il mio socio si aspettava più gente, più tende… qualcuno arriva in bici dopo aver effettuato le ricognizioni del percorso.
Col senno di poi sarebbe stato effettivamente utile provare almeno una volta le varie Prove Speciali, ma è vero che siamo qua con la massima serenità, per goderci l’ambiente e la compagnia, o come dice il carrarino, siamo alla ricerca del flow.
Il montaggio tenda e la sistemazione bagagli ci porta via più tempo del previsto e così finiamo col perdere la spaghettata offerta dagli organizzatori.
Non solo, ci perdiamo la proiezione dei video delle prove speciali realizzata da Giulietto prima dell’infortunio, e ci perdiamo un pregevole concerto di un gruppo rock locale che suona diverse cover anni 80/90, attingendo a piene mani dal periodo d’oro dell’hard rock anche italiano e del glam rock californiano.
Quanti bei ricordi quando in successione suonano un pezzo dei Poison e dei Timoria. MA PENZA TE!!!
La nostra spesa si rivela ben fatta e così tiriamo fuori una cena di tutto rispetto, conclusa con un super dolce preparato ed offerto dalla “bella” (cit.) di Damiano.
Un po’ appesantiti ma satolli, ci imbustiamo nei nostri sacchi, spariamo qualche puttanta semi-seria e ci lasciamo cullare da Morfeo.
La mattina arriva presto, annunciata da un caldo sole sin dalle prime ore del giorno. Si preannuncia una giornata afosa, anche se le previsioni nei giorni scorsi avevano parlato anche di rischio pioggio.
Francamente mi sembra un’ipotesi lontana: in cielo non ci sono nuvole.
Non mi piace il caldo ma neppure mi spaventa, ma a rendere la cosa meno piacevole ci si mette il fatto che solo adesso mi accorgo di aver scordato lo zaino a casa.
Mando alcuni SMS ad un paio di amici che sono qua a gareggiare, ma per loro è già scoccata l’ora della partenza, così per me si prospetta una lunga gara sotto il sole e senza zaino.
Ma no problem, in fondo sono 30km o poco più di gara, quindi sfruttando i due ristori previsti non dovrei avere particolari difficoltà a bere e mangiare, ed in ogni caso non sarà certo questo a fermarmi, ma semmai la mia precaria preparazione fisica.
Arrivano le 11 e 09 minuti, orario della nostra partenza.
Due per volta, io parto in compagnia di NonnoTrek, Barella dopo di me da solo.
Enrico Guala, uno dei promotori/organizzatori del circuito SuperEnduro, ci domanda preoccupato dove sia il nostro/suo amico.
“il Bestia non è venuto, aveva un impegno” gli rispondo io, “Ti saluta tanto” fa eco Barella.
Rinfrancato da questa notizia, ci viene accordato il via.
Col mio compagno di partenza, chiacchierando, raggiungiamo alcuni partiti prima di noi, tutti del team Riviera Outdoor, e poco dopo anche Damiano si unisce a noi, iniziando il suo personalissimo show.
Inizialmente temo che qualcuno possa accoglierlo con una cartella “tra moccio e bava” invece poi vengo tranquillizzato dai sorrisi dei nostri compagni di viaggio.
Iniziamo la dura salita del primo trasferimento, e iniziata la parte sterrata scendiamo praticamente tutti dalle bici ed iniziamo a spingere: è ripido ed il fondo è sdrucciolevole, meglio poi risparmiare un po’ di energie.
Fa caldo, ma dicono meno caldo dello scorso anno, ci preoccupa il fatto che il cielo sia velato, temiamo infatti che questo faccia aumentare l’umidità ed il caldo.
La parte dura della salita finisce e siamo quasi alla partenza della prima Prova Speciale: ultimo tratto di trasferimento in fuoristrada tra i calanchi, passando per un breve ma piacevole singletrack.
Arriviamo quindi alla partenza della prima PS della mia vita nella prima SuperEnduro della mia vita!
5,4,3,2,1 e via..si parte!
Il fondo è una terra strada, grigia, a tratti sabbiosa, molto morbida, con qua e là tratti con una buona componente di sassi e brecciolino.
Però in fondo tiene, sia in frenata che in curva, anche se inizialmente non sembra dare il massimo della confidenza.
Prima parte molto avvitata, tante curve, qualche breve tratto in controtendenza, poi si entra nel bosco per una parte veloce, un guado e…finità!
Cazzo, mi dico…ma non era più lunga? No semplicemente la mia memoria ha fatto cilecca e ho confuso la durata di questa PS con quella della successiva…uff, vabeh!
Aspetto Barella, ci sistemiamo e riprendiamo a salire.
Il secondo trasferimento è una piacevole sterrata che a tratti si stringe fino a diventare quasi un singletrack, dalla pendenza non esagerata e che si pedala in agilità.
E’ pressoché tutto in ombra, fino a quando si confluisce su una sterrata: la pendenza diminuisce e ci ricompattiamo con i soliti.
Raggiungiamo l’asfalto e dopo alcune centinaia di metri raggiungiamo la partenza della PS2.
Come previsto possiamo rifornirci di acqua prima di buttarci in questa che forse è la PS più caratteristica della Superenduro di Cartosio.
E il percorso non smentisce le aspettative: praticamente tutto sulla cresta dei calanchi, quasi da far venire in mente alcune scene di Kranked 1. Anche qui, come la PS1 prima parte più tortuosa, alcuni tornanti con vista sul vuoto, fra tutte queste curve una compressione brutta brutta brutta dove si va praticamente a fondocorsa e due rampe assassine dove senti mille pugnali nelle cosce.
Ma finalmente arriva un tratto dove si può un attimo respirare, altra rampa con la ruota che punta verso l’infinito e oltre, putroppo il sentiero curva a sinistra e subito piega leggermente a destra, c’è un forte vento che fa quasi traballare, ma si riesca a stare bene in scia, un respiro profondo e altro cambio di pendenza. Si resta sul calanco, la traccia si allarga ma il fondo non ispira tantissima fiducia ma bisogna un po’ mollare e dare pure qualche colpo di pedale, altra rampa che immette nella parte finale bella avvitata e là, siamo in fondo!
Di nuovo via le protezioni e si parte per un altro trasferimento.
Prima parte lungo il greto di un fiumiciattolo e con tanto tanto fango; abbandonato il rio, si inizia a salire in una traccia in mezzo ai campi: in fila indiana io e damiano pedaliamo con un buon ritmo, ma senza sfondarci: sappiamo infatti che più avanti ci aspetta il tratto più ripido e duro di questo trasferimento.
Pedaliamo e ci guardiamo intorno: il sole è nascosto dietro le nubi, ma la luce che le collinette qua intorno emanamo resta bellissima: sono la terra e questo verde che possiedono una luce propria.
Non parliamo, l’unico suono è il vento tra l’erba e gli alberi ed il nostro respiro ritmato.
In una sorta di “rispetto” anche le bici sembrano più silenziose del solito….sssssssshhhhhh.
Ci riporta alla realtà il tratto più duro della salita, un ragazzino in crisi ipoglicemica al quale offro un Fruttino, e poi bottiglie di acqua ed un cartello salvifico che ci informa che il tempo di trasferimento per la PS3 è stato aumentato di 15minuti. E ciò è bene!!
Finisce lo sterrato ed inizia l’asfalto, ma la pendenza non cambia, è dura….ma ancora per poco, la strada spiana e addirittura scende, di nuovo ci ritroviamo in gruppetto, Barella coglie l’occasione per fare due chiacchiere con un compagno di avventura: il tutto con il solo scopo di rimarcare la mia debacle di un paio di settimane prima alla gara XC in Lunigiana, sottolineando come io mi fossi piegato a fare il percorso breve mentre lui portava a termine una gara maiuscola.
Ma la bici è così…è una ruota che gira, e oggi dove andare bene in salita non conta praticamente un cazzo, sono io ad andare un pochino meglio.
La salita si rifà dura, ma lassù vediamo il gazebo del ristoro che preannuncia il punto di partenza sia della PS3 che della PS4.
La penultima prova speciale si preannuncia come quella più pedalosa: ed infatti dopo qualche curva iniziale si può iniziare a far correre la bici ed è bene cercare di mantenere una buona velocità perché la pendenza non è di grande aiuto e ci sono alcuni tratti in leggera salita.
Dopo un lungo tratto in falsopiano si arriva quasi a fine Prova dove ci aspetta un bel muretto finale: sientra nel bosco dove ti trovi un muro in terra finissima, i passaggi che questo tratto ha subito lo hanno scavato, tiro una frenata da paura ed imposta la mia traiettoria quasi in modalità trialistica e piano piano mollo i freni: ho le gambe durissime ma per fortuna siamo davvero in fondo, ho qualche esitazione in due punti ma la vista di giudici prima e il passaggio davanti alle fotocellule poi, significano che si può rifiatare.
Si inizia a sentire il “profumo” dell’arrivo, manca più una salita, tutta su asfalto e neppure troppo lunga e l’ultima PS, non difficile o faticosa e poi il pensiero dell’acqua fresca che ci aspetta al guado finale ci mette un po’ di brio addosso.
I nostri compagni di gara accusano un po’ la distanza mentre il nostro passo in salita resta sorprendentemente buono, quasi da non crederci e la cosa ci fa anche un po’ sorridere.
Pedaliamo fino al cancelletto di partenza dell’ultima speciale e aspettiamo il nostro turno.
Il cielo lascia cadere qualche goccia d’acqua ma nulla di più.
Parte l’ultimo countdown di giornata e provo un piacevole senso di leggerezza e soddisfazione: sono soddisfatto e contento di questa mia prima Superenduro, mi sono divertito!
Ritrovo un po’ di indispensabile concentrazione e mi godo le curve in appoggio prima e il bellissimo tratto nel bosco, veloce con delle belle curve e poi il tratto finale da pedalare a tutta prima di lasciare andare nelle acque del Cruera.
Un ultimo sforzo per uscirne e passare la fotocellula e dare un cinque liberatorio ai compagni di questa breve avventura.
Un grazie doveroso al miglior compagno possibile per queste cose, Barella,
Un grazie agli organizzatori per aver ideato un percorso MAGNIFICO, un grazie anche a tutti i concorrenti con cui ho diviso queste ore in sella, per lo spirito perfetto con cui hanno interpretato questa gara.
Loro hanno fatto la differenza, in meglio.
Inizia così la nostra mini-avventura che ci porterà nelle lande del Monferrato, zona Aqui Terme e più precisamente a Cartosio, dove si svolge l’Enduro dei 3 Fiumi.
Questa è stata forse la prima vera gara di MTB Enduro in Italia, essendo alla quarta edizione, ed indubbiamente, per quanto giovane, ha il suo fascino e richiamo.
Carichiamo i viveri, accendiamo i motori e si parte.
Ci aspettano circa 3 ore di viaggio.
La nostra tabella di marcia è perfetta: stiamo evitando il caldo, non c’è traffico e al nostro arrivo dovremmo avere sufficiente luce per montare in agilità la megatenda di Barella.
Ovviamente non sarà così anche se stranamente non ci saremo poi andati troppo lontani!
Arriviamo alle 9 passate da poco, Barella non è un grandissimo navigatore, in compenso si fa apprezzare per la quantità infinita di storie, aneddoti e puttanate che ha da raccontare.
Raggiungiamo la zona tende, il mio socio si aspettava più gente, più tende… qualcuno arriva in bici dopo aver effettuato le ricognizioni del percorso.
Col senno di poi sarebbe stato effettivamente utile provare almeno una volta le varie Prove Speciali, ma è vero che siamo qua con la massima serenità, per goderci l’ambiente e la compagnia, o come dice il carrarino, siamo alla ricerca del flow.
Il montaggio tenda e la sistemazione bagagli ci porta via più tempo del previsto e così finiamo col perdere la spaghettata offerta dagli organizzatori.
Non solo, ci perdiamo la proiezione dei video delle prove speciali realizzata da Giulietto prima dell’infortunio, e ci perdiamo un pregevole concerto di un gruppo rock locale che suona diverse cover anni 80/90, attingendo a piene mani dal periodo d’oro dell’hard rock anche italiano e del glam rock californiano.
Quanti bei ricordi quando in successione suonano un pezzo dei Poison e dei Timoria. MA PENZA TE!!!
La nostra spesa si rivela ben fatta e così tiriamo fuori una cena di tutto rispetto, conclusa con un super dolce preparato ed offerto dalla “bella” (cit.) di Damiano.
Un po’ appesantiti ma satolli, ci imbustiamo nei nostri sacchi, spariamo qualche puttanta semi-seria e ci lasciamo cullare da Morfeo.
La mattina arriva presto, annunciata da un caldo sole sin dalle prime ore del giorno. Si preannuncia una giornata afosa, anche se le previsioni nei giorni scorsi avevano parlato anche di rischio pioggio.
Francamente mi sembra un’ipotesi lontana: in cielo non ci sono nuvole.
Non mi piace il caldo ma neppure mi spaventa, ma a rendere la cosa meno piacevole ci si mette il fatto che solo adesso mi accorgo di aver scordato lo zaino a casa.
Mando alcuni SMS ad un paio di amici che sono qua a gareggiare, ma per loro è già scoccata l’ora della partenza, così per me si prospetta una lunga gara sotto il sole e senza zaino.
Ma no problem, in fondo sono 30km o poco più di gara, quindi sfruttando i due ristori previsti non dovrei avere particolari difficoltà a bere e mangiare, ed in ogni caso non sarà certo questo a fermarmi, ma semmai la mia precaria preparazione fisica.
Arrivano le 11 e 09 minuti, orario della nostra partenza.
Due per volta, io parto in compagnia di NonnoTrek, Barella dopo di me da solo.
Enrico Guala, uno dei promotori/organizzatori del circuito SuperEnduro, ci domanda preoccupato dove sia il nostro/suo amico.
“il Bestia non è venuto, aveva un impegno” gli rispondo io, “Ti saluta tanto” fa eco Barella.
Rinfrancato da questa notizia, ci viene accordato il via.
Col mio compagno di partenza, chiacchierando, raggiungiamo alcuni partiti prima di noi, tutti del team Riviera Outdoor, e poco dopo anche Damiano si unisce a noi, iniziando il suo personalissimo show.
Inizialmente temo che qualcuno possa accoglierlo con una cartella “tra moccio e bava” invece poi vengo tranquillizzato dai sorrisi dei nostri compagni di viaggio.
Iniziamo la dura salita del primo trasferimento, e iniziata la parte sterrata scendiamo praticamente tutti dalle bici ed iniziamo a spingere: è ripido ed il fondo è sdrucciolevole, meglio poi risparmiare un po’ di energie.
Fa caldo, ma dicono meno caldo dello scorso anno, ci preoccupa il fatto che il cielo sia velato, temiamo infatti che questo faccia aumentare l’umidità ed il caldo.
La parte dura della salita finisce e siamo quasi alla partenza della prima Prova Speciale: ultimo tratto di trasferimento in fuoristrada tra i calanchi, passando per un breve ma piacevole singletrack.
Arriviamo quindi alla partenza della prima PS della mia vita nella prima SuperEnduro della mia vita!
5,4,3,2,1 e via..si parte!
Il fondo è una terra strada, grigia, a tratti sabbiosa, molto morbida, con qua e là tratti con una buona componente di sassi e brecciolino.
Però in fondo tiene, sia in frenata che in curva, anche se inizialmente non sembra dare il massimo della confidenza.
Prima parte molto avvitata, tante curve, qualche breve tratto in controtendenza, poi si entra nel bosco per una parte veloce, un guado e…finità!
Cazzo, mi dico…ma non era più lunga? No semplicemente la mia memoria ha fatto cilecca e ho confuso la durata di questa PS con quella della successiva…uff, vabeh!
Aspetto Barella, ci sistemiamo e riprendiamo a salire.
Il secondo trasferimento è una piacevole sterrata che a tratti si stringe fino a diventare quasi un singletrack, dalla pendenza non esagerata e che si pedala in agilità.
E’ pressoché tutto in ombra, fino a quando si confluisce su una sterrata: la pendenza diminuisce e ci ricompattiamo con i soliti.
Raggiungiamo l’asfalto e dopo alcune centinaia di metri raggiungiamo la partenza della PS2.
Come previsto possiamo rifornirci di acqua prima di buttarci in questa che forse è la PS più caratteristica della Superenduro di Cartosio.
E il percorso non smentisce le aspettative: praticamente tutto sulla cresta dei calanchi, quasi da far venire in mente alcune scene di Kranked 1. Anche qui, come la PS1 prima parte più tortuosa, alcuni tornanti con vista sul vuoto, fra tutte queste curve una compressione brutta brutta brutta dove si va praticamente a fondocorsa e due rampe assassine dove senti mille pugnali nelle cosce.
Ma finalmente arriva un tratto dove si può un attimo respirare, altra rampa con la ruota che punta verso l’infinito e oltre, putroppo il sentiero curva a sinistra e subito piega leggermente a destra, c’è un forte vento che fa quasi traballare, ma si riesca a stare bene in scia, un respiro profondo e altro cambio di pendenza. Si resta sul calanco, la traccia si allarga ma il fondo non ispira tantissima fiducia ma bisogna un po’ mollare e dare pure qualche colpo di pedale, altra rampa che immette nella parte finale bella avvitata e là, siamo in fondo!
Di nuovo via le protezioni e si parte per un altro trasferimento.
Prima parte lungo il greto di un fiumiciattolo e con tanto tanto fango; abbandonato il rio, si inizia a salire in una traccia in mezzo ai campi: in fila indiana io e damiano pedaliamo con un buon ritmo, ma senza sfondarci: sappiamo infatti che più avanti ci aspetta il tratto più ripido e duro di questo trasferimento.
Pedaliamo e ci guardiamo intorno: il sole è nascosto dietro le nubi, ma la luce che le collinette qua intorno emanamo resta bellissima: sono la terra e questo verde che possiedono una luce propria.
Non parliamo, l’unico suono è il vento tra l’erba e gli alberi ed il nostro respiro ritmato.
In una sorta di “rispetto” anche le bici sembrano più silenziose del solito….sssssssshhhhhh.
Ci riporta alla realtà il tratto più duro della salita, un ragazzino in crisi ipoglicemica al quale offro un Fruttino, e poi bottiglie di acqua ed un cartello salvifico che ci informa che il tempo di trasferimento per la PS3 è stato aumentato di 15minuti. E ciò è bene!!
Finisce lo sterrato ed inizia l’asfalto, ma la pendenza non cambia, è dura….ma ancora per poco, la strada spiana e addirittura scende, di nuovo ci ritroviamo in gruppetto, Barella coglie l’occasione per fare due chiacchiere con un compagno di avventura: il tutto con il solo scopo di rimarcare la mia debacle di un paio di settimane prima alla gara XC in Lunigiana, sottolineando come io mi fossi piegato a fare il percorso breve mentre lui portava a termine una gara maiuscola.
Ma la bici è così…è una ruota che gira, e oggi dove andare bene in salita non conta praticamente un cazzo, sono io ad andare un pochino meglio.
La salita si rifà dura, ma lassù vediamo il gazebo del ristoro che preannuncia il punto di partenza sia della PS3 che della PS4.
La penultima prova speciale si preannuncia come quella più pedalosa: ed infatti dopo qualche curva iniziale si può iniziare a far correre la bici ed è bene cercare di mantenere una buona velocità perché la pendenza non è di grande aiuto e ci sono alcuni tratti in leggera salita.
Dopo un lungo tratto in falsopiano si arriva quasi a fine Prova dove ci aspetta un bel muretto finale: sientra nel bosco dove ti trovi un muro in terra finissima, i passaggi che questo tratto ha subito lo hanno scavato, tiro una frenata da paura ed imposta la mia traiettoria quasi in modalità trialistica e piano piano mollo i freni: ho le gambe durissime ma per fortuna siamo davvero in fondo, ho qualche esitazione in due punti ma la vista di giudici prima e il passaggio davanti alle fotocellule poi, significano che si può rifiatare.
Si inizia a sentire il “profumo” dell’arrivo, manca più una salita, tutta su asfalto e neppure troppo lunga e l’ultima PS, non difficile o faticosa e poi il pensiero dell’acqua fresca che ci aspetta al guado finale ci mette un po’ di brio addosso.
I nostri compagni di gara accusano un po’ la distanza mentre il nostro passo in salita resta sorprendentemente buono, quasi da non crederci e la cosa ci fa anche un po’ sorridere.
Pedaliamo fino al cancelletto di partenza dell’ultima speciale e aspettiamo il nostro turno.
Il cielo lascia cadere qualche goccia d’acqua ma nulla di più.
Parte l’ultimo countdown di giornata e provo un piacevole senso di leggerezza e soddisfazione: sono soddisfatto e contento di questa mia prima Superenduro, mi sono divertito!
Ritrovo un po’ di indispensabile concentrazione e mi godo le curve in appoggio prima e il bellissimo tratto nel bosco, veloce con delle belle curve e poi il tratto finale da pedalare a tutta prima di lasciare andare nelle acque del Cruera.
Un ultimo sforzo per uscirne e passare la fotocellula e dare un cinque liberatorio ai compagni di questa breve avventura.
Un grazie doveroso al miglior compagno possibile per queste cose, Barella,
Un grazie agli organizzatori per aver ideato un percorso MAGNIFICO, un grazie anche a tutti i concorrenti con cui ho diviso queste ore in sella, per lo spirito perfetto con cui hanno interpretato questa gara.
Loro hanno fatto la differenza, in meglio.
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a.fabretto@yahoo.it
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