20 ottobre 2006

La cosa più difficile nella vita

La notte porta consiglio, e forse se è insonne porta anche consigli migliori.
Sta di fatto che sono diverse notti che dormo poco e niente, e il mio sport preferito è martellarmi il cervello, smontando e rimontando la mia vita usando i se e i ma come attrezzi. La cosa talvolta, diciamo pure raramente, può anche essere divertente, ma il più delle volte non lo è affatto.
Spesso tornano a galla momenti poco piacevoli, momenti che credevo archiviati, perduti o cancellati, e con essi tornano a farsi vive le stesse identiche sensazioni ed emozioni provate nel momento in cui tutto successe. La realtà torna viva. Riprovo l'identico senso di non avere vie di fughe, la stessa ansia che sale, il respiro che non ha più sostanza, la medesima rabbia distruttiva e cieca. Se ne vanno ore di sonno, mentre il cervello lavora e si arrovella per analizzare e capire il passato, capire il perchè e il per-come, affollare la mente di 10.000 diverse ipotesi che non hanno la benchè minima ipotesi di realizzazione. Tutto è gia successo, ed è successo in quel modo, nulla potrà cambiarlo.

A prima vista la nostra vita può sembrare un insieme di situazioni, frasi e gesti poco collegati fra loro; ma basta scostare la foschia che avvolge i giorni passati e assumere una visione di insieme per vedere come tutto sia inevitabilmente collegato.
Sarà la soglia dei trent’anni o più semplicemente il passaggio verso l’inverno, sarà che sento quasi una necessità di fare alcuni bilanci. Inevitabilmente capitano queste nottate in cui vedo spezzoni della mia vita e mi chiedo perchè le cose sono andate in un certo modo.
Rivedo i miei atteggiamenti, risento le mie frasi e ciò che consideravo come espressione di un lato del mio carattere sul quale puntare oggi li rivaluto come un pessimo tappabuchi.
La cosa più difficile, dicono in molti è guardarsi dentro. Non basta.

Ieri notte per tornare a casa ho fatto la strada più lunga possibile: era piacevole sentire il suono delle ruote sull’asfalto bagnato, era piacevole sentire l’aria fresca entrare dal finestrino aperto, era piacevole fare i 40 all’ora sul lungomare deserto. Raramente incrociare auto che vagano senza meta... Ma poi tutti si è avvolto, come sempre, di un velo di malinconia. La malinconia è sempre stata parte della mia vita, non so come ci sia entrata, ma è stato da sempre il sentimento che mi ha accompagnato praticamente ovunque andassi, in ogni cosa che facessi. Partendo dalle prime occasioni perse, o alle quali rinunciai, senza un vero motivo, mascherando tutto in un finto ottimismo che mi faceva credere che ci sarebbe stata una prossima volta. No, non c’è mai in realtà una prossima volta...ciò che è andato non torna più nello stesso modo. Negli anni ho imparato a convivere con questo strano sentimento, fino ad affezionarmici, a considerarlo una parte innata di me. Ma in questi ultimi due anni, con tutto quello che può succedere in due anni, ho capito che le cose non stanno così, che la malinconia che provo in realtà non è una caratteristica del mio DNA, ma che ha, come tutto, una ragione, un inizio e qualcosa che negli anni l’ha alimentata.

La cosa più difficile nella vita non è guardarsi dentro. Scavare dentro di se è solo l’inizio. Sì, serve per capire i propri errori, dove abbiamo problemi e mancanze, con noi e con gli altri. Ma poi bisogna fare. Scorrono anche stanotte le immagini della mia vita e vedo troppe occasioni non raccolte, azioni fatte senza uno scopo, parole dette senza un fine, cose iniziate e non finite, progetti messi su carta e rimasti in un cassetto.
Per quanti anni la mia vita è stata come un’auto guidata senza meta in una piovosa serata di autunno? Ora che ho quasi trent’anni mi chiedo se sono in grado di raccogliere tra le mani quello che ho, se sono prima di tutto in grado di capire cosa ho davvero. E poi iniziare a costruire, finalmente, la vita che io vorrei per me. Sinceramente, temo di non esserne in grado. Temo di non avere la forza, la capacità, la costanza necessaria per raggiungere un obbiettivo. E prima ancora focalizzare un obbiettivo che sia davvero la mia realizzazione. Prendere la mia vita attuale e potare ciò che non da frutto, ciò che è di intralcio, ciò che è secco. Per anni ho scansato, per paura, per mancanza di fiducia o semplicemente per pigrizia, la responsabilità che dovevo prendere e avere verso me stesso, e ora mi trovo in questo stato, fatto di notti in bianco con un perenne senso di insoddisfazione che vive dentro di me, e corrode i sogni e la voglia di realizzarli. Si tratta di dire la verità a me stesso, uscire in piedi da un faccia a faccia con me stesso combattuto senza protezioni. Senza che nulla possa intervenire a mediare i colpi della realtà. Ci sono così tante notti insonni in arrivo, spero mi portino il consiglio giusto.

5 commenti:

Simone Pera ha detto...

O Simo......perchè non provi a parlarne direttamente con qualcuno. Non so se sono la persona giusta, ma sicuramente ti potrebe aiutare sfogarti e liberarti con chi ti sta accanto.

Milk® ha detto...

Simo, ci sono tanti modi per comunicare con le persone, e quelli come te mi danno tanto senza la necessità di dire neppure una parola. So che posso contare su di perchè ti considero un Amico. In fondo non ci conosciamo da tantissimo tempo, però le esperienze che si sono fatte insieme non sono semplici giri in bici ma qualcosa di più. Grazie :-)

Simone Pera ha detto...

Così non vale, mi fai piange. ;-)

Aldone ha detto...

Non sò che ti stia succedendo e ti conosco pochissimo, ti posso dire che il passaggio dei 30 anni è un periodo di m3rd4 per tanti di noi.
Io ci sono passato ben 6 anni fa e non mi sono divertito per nulla, ho visto passarci altra gente compresa quella che ora è mia moglie.
Che ti posso dire ... poi passa, tieni duro!!

Anonimo ha detto...

Caro Simone,
solo oggi, leggendo quello che scrivi, capisco che non sei solo un grande portiere di calcio ma anche una persona veramente sensibile. Non che ti considerassi superficiale ma semplicemente non conoscendoti bene non potevo presumere un tale profondo intimismo. E' stato bello leggere le tue parole anche se raccontavano di momenti di malinconia ed incertezza. Spero che in futuro ci siano le occasioni di conoscerci meglio.
Intanto ti ringrazio pubblicamente per la creazione del sito sull'Esrella Polar, è una cosa che mi inorgoglisce e che, svilluppandosi potrà sicuramente divenire un punto d'incontro per tutti noi della squadra. Non mancherò di mandarti del materiale quanto prima. Grazie ancora.
Un abbraccio,
il centrale impallatore
Luca